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Verrà il giorno…
Pensava
il fanciullo, mentre se ne stava rannicchiato nel suo angolo preferito.
Una
vecchia sedia di paglia gli proteggeva le spalle dalla cinghia di cuoio del
padre, che spesso lasciava i passanti per la quotidiana lisciata: sia essa a
torto, o a ragione.
“Verrà
il giorno…”, gli si leggeva chiaro negli occhi; special modo in quel
periodo, quando nei suoi pensieri adolescenti girovagavano senza meta, fino al
punto di farlo addormentare, mille problemi appena quattordicenni.
Essi,
sicuramente in parte legati all’età, in parte alla volontà di voler crescere
presto pur di sfuggire alle grinfie dei suoi, ovvero del padre, bonaccione sì,
ma troppo severo e distratto dal suo snervante lavoro, da reagire con troppa
impulsività e quindi menare, senza riflettere più di tanto.
Parve
una notte, il tempo trascorso in seguito a quel suo desiderio interiore…
Lui
divenne giovanotto e la barba già copriva dove più dove meno il suo viso senza
ombra di malizia.
S’innamorò,
e il suo cuore incontrò il suo primo amore: ella, riuscì a coltivare con
maestria i suoi più bei sentimenti, e gli prestò cure ogni giorno, prossime ai
fiori disseminati nel suo giardino.
Divenne
bello e attraente quanto loro: peccato però che lui non fu l’unico suo fiore…
e presto appassì, così come tante altre volte in seguito gli capitò.
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Verrà il giorno…
Nuovamente
pensò.
-
Che avrò un amore tutto mio e una vera famiglia…
L’età
matura sbocciò alla pari del tempo che impiega una rosa selvatica a venir su.
Lei,
affabile e simpatica, di buona famiglia e innamorata alla follia, fu per lui la
compagna ideale nella buona e nella cattiva sorte.
Ebbe
dei figli: due angeli.
O
tali restarono fin quando giovanotti cominciarono a combinare i primi casini;
essi, però, non si limitarono alle solite ragazzate, ma sfociarono in cattive
compagnie, fino a intraprendere strade senza ritorno, per una pessima fine.
A
quel punto, ridotto al lastrico in tutti i sensi, vide vacillare anche il suo
matrimonio; impregnato da quotidiani litigi e sensi di colpa reciproci nell’aver
maleducato, nonostante le apprensioni, i loro figli.
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Verrà il giorno…
Sospirò,
dopo anni di tregua, mentre riaffiorava alla mente il suo desiderio di sempre.
E
purtroppo, questa volta s’avverò in fretta, manco il tempo di pensarlo: si
ritrovò barcollante e malandato sulla strada del tramonto.
Pianse,
per l’immatura scomparsa della moglie, a cui contribuirono sicuramente i tanti
dispiaceri; la solitudine lo perseguitò e non passò più notte, che con la
testa stretta fra le mani non piangesse o rimpiangesse il suo passato.
Una
sera, in cui patì particolarmente l’insonnia, nel dormiveglia s’alzò
repentinamente dalla vecchia sedia di paglia, posta nelle vicinanze del camino:
un violento dolore proprio al centro del petto, gli mancò il respiro.
Dopo
socchiuse gli occhi e s’accasciò al suolo, ove batté con violenza il capo
contro l’intelaiatura della sedia, che spinta nel camino, bruciò rapidamente…
-
Ahia! che botta!
Esclamò,
nel fuoriuscire indenne, dal bianco fumo emanato dalla paglia, mentre spalancava
gli occhi stropicciandoli. Una cinghiata andata a segno, proprio lì al centro
del petto, lo aveva sorpreso mezzo addormentato.
Schizzò
via da sembrare una saetta e abbandonò quel suo piccolo e ormai insicuro
rifugio. Decise quindi, su due piedi, di affrontare la situazione a viso aperto
e fissò lo sguardo in quel di suo padre, come mai avesse osato.
Egli
con stupore, fermò la mano in procinto di scagliare un nuovo colpo e sempre
più preso dall’evento inaspettato, si pose, nonostante mostrasse in volto
ancora tratti minacciosi, in cauto ascolto.
Lui,
con voce ferma, di chi alle spalle ha una vita vissuta, proferì con loquacità:
-
No! pa’, fa’ ch’io non bruci come fuoco di paglia, la mia giovane età;
lascia ch’io la viva coi suoi dubbi e i suoi perché, la scia ch’io possa
sbagliare oggi, che col tuo aiuto, farò sempre in tempo a riparare. Affinché
domani, forse solo nel mio cammino, riesca a godere le età che verranno, senza
dover fuggire via, nella realtà come nei sogni; per cui, sarò in grado di
affrontare tutti i crocevia che la vita mi offrirà, in piena serenità.
Il
padre, impietrito, si lasciò cadere dalle mani la cinghia e in muto assenso, lo
strinse a sé:
-
Come ho fatto a non capire…
Bisbigliò
poi, mentre con quell’abbraccio cominciò a recuperare quel suo legame, perso
ancor prima di esistere, per troppa superficialità.